venerdì 20 novembre 2015

OHITIKA WIN

Mary Crow Dog Sioux/Lakota Sicangu

Quando partorii mio figlio durante l'occupazione di Wounded Knee mi diedero un nome speciale: Ohitika Win, Donna coraggiosa, e mi legarono una piccola piuma d'aquila fra i capelli, intonando per me canti dei cuori impavidi. Sono una donna della Nazione Rossa, una donna Sioux. E non è una cosa facile. Ebbi il mio primo figlio durante uno scontro  a fuoco, mentre i proiettili entravano da una parte e uscivano dall'altra. Quando il mio bambino aveva soltanto un giorno di vita e i federali ci attaccarono sul serio, lo avvolsi in una coperta e cominciai a correre. Cademmo a terra un paio di volte. Facevo scudo a mio figlio con il mio corpo e pregavo: "Non importa se io muoio, ma ti suplico, fà che lui viva". Quando uscii da Wounded Knee non venni nemmeno medicata, mi sbatterono in carcere a Pine Ridge e mi portarono via il bambino. Non potevo allattarlo. Il seno si gonfiò e divenne duro come una pietra; il dolore era lancianante.Nel 1975 i federali mi misero la bocca dei loro M-16 sulla tempia, minacciando di farmi saltare la testa. E' duro essere una donna indiana. La mia migliore amica era Annie Mae Aquash, una donna giovane dal cuore forte con due belle bambine, originaria della tribù Micmac. Non è sempre saggio per una donna indiana dire le cose a voce troppo alta. Annie Mae venne trovata morta nella neve in fondo a un burrone nella riserva di Pine Ridge. La polizia disse che era morta per congelamento, ma aveva un proiettile calibro 38 in testa. L'FBI le amputò le mani e le spedì a Washington per l'dentificazione delle impronte digitali, mani che avevano aiutato mio figlio a venire al mondo. Anche mia cognata, Delphine, una brava donna che aveva fatto una vita durissima, venne ritrovata morta nella neve, le lacrime ghiacciate sul volto. Un ubriaco l'aveva picchiata, spezzandole un braccio e una gamba, e l'aveva lasciata nella tormenta.  Mia sorella Barbara andò all'ospedale statale di Rosebud per partorire, e quando uscì dall'anestesia scoprì di essre stata sterilizzata contro la sua volontà. Il bambino sopravisse soltanto due ore, e lei voleva così tanto avere dei figli. No non è una cosa facile essere una donna indiana..................................................................................tratto dal libro Donna Lakota

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