All’abbaiare
dei cani nascondemmo Dio,
e
rifornimmo la mente di fuoco e vento,
e
ritrovammo il furore perso nel silenzio.
Al
gracidare delle rane deflorammo le sante,
con
il cuore lieto ed oceano di salive,
con
il desiderio orientato all’inferno.
Siamo
vaganti tra gli anatemi futuri.
Siamo
le cellule danzanti con lucciole.
Siamo
la porta del santuario in rovina.
All’abbaiare
dei cani nascondemmo Dio,
e
La Trinità, e Maria che filava la lana.
Ci
brucia, per bruciarvi, la mente.
V’inchioderemo
al buio il pensiero.